La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande. (Hans Georg Gadamer)

domenica 25 ottobre 2015

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Storia: KARL MARX

KARL MARX

(Treviri 5 maggio 1818-Londra 14 marzo 1883)

La vita e le idee

Nato in una famiglia ebraica (secondo di otto figli) e borghese ebbe la possibilità di studiare in alcune città, scrivendo poesie, comportandosi in modo anti-convenzionale ed entrando in contatto con il radicalismo tedesco e con le idee della sinistra hegeliana, (basate sulla critica e sulla polemica al mondo religioso ed economico di quegli anni), in netto contrasto con la visione conservatrice della destra hegeliana. A 25 anni si fissa l’obbiettivo della vita: muovere una continua critica all’ordine esistente. Nel 1841 ottiene la laurea e comincia a scrivere per un giornale tedesco. Lasciatolo nel 1842 si trasferisce a Parigi, dopo essersi sposato colla signora Jenny Von Westphalen ed aver cominciato alcune opere. A Parigi fonda un altro giornale e scrive altre opere (rimaste nascoste fino al 1920-30). Attorno al 1844 entra in contatto con le idee operaie e socialiste e con i giovani rivoluzionari europei e conosce Friedrich Engels, diventando suo amico. Cacciato dalla Francia per le sue idee socialiste e “sovversive” si ritira a Bruxelles dove comincia a criticare alcune opere dei radicali e della sinistra hegeliana, finendo con l’attaccarla apertamente, idea che manterrà per tutta la vita. Nel 1845 ha una figlia che chiama Laura. Forma quindi la sua idea della Storia, intendendola in modo materialistico. In questa idea confluiscono vari punti di vista di varie correnti filosofiche europee. Per Marx (che come sempre si dissocia da tutti) l’uomo si realizza differentemente nelle varie società, quindi in costante cambiamento. Per Marx l’uomo è il prodotto del proprio lavoro e quindi dello sviluppo storico. Proprio per questo Marx muove una critica al capitalismo che, come le società antiche, schiavizza l’operaio.
Engels e Marx fondano quindi una rete di militanti socialisti dando il via all’idea dell’abbattimento della borghesia e del dominio del proletariato, in una società priva di classi o di proprietà private. Nel 1848 partecipa alla serie di moti ma si deve rifugiare a Londra. Qui, in condizioni di grave povertà scrive per vivere.
Nel 1867 compare la prima edizione del Capitale. Marx continua ad interessarsi agli avvenimenti europei, scrivendo articoli e libri. Dopo che la figlia si è suicidata ed è morta la moglie, Marx si spegne nel 1883. Viene sepolto nel cimitero di Highgate, a Londra.
Anche se Marx non lo ammise mai i suoi pensieri traevano base da alcune teorie che condannava.
Inoltre Marx variò di pensiero in pensiero, impedendoci ora di raggruppare le sue idee sotto un cartello (come quello delle spezie). Da considerare che combatté aspramente le idee utopistiche e romantiche.
Più semplicemente la pappardella che ho scritto qui sopra può essere riassunta in una frase dello stesso Marx: “Dubito di tutto”.



IL CAPITALE

Scritto nel 1867 è il libro più famoso di Marx e riassume tutti i suoi pensieri sul capitalismo e sulla “Lotta di classe”. In questo libro Marx si scaglia contro il capitalismo, in una massiccia ed enorme opera, fatta in tre volumi. Perno del libro è la critica alla ricca borghesia che, sfruttando i lavoratori sottopagati, trae enormi quantità di denaro dagli sfruttati. Questi inoltre non possono comprare ciò che producono poiché sono sottopagati e il furbo borghese vende la merce prodotta ad un alto prezzo. E’ lo stesso principio che, con le dovute modifiche, esiste oggi.
Inoltre teorizza la lotta di classe fra il lavoratore ed il borghese che prima o poi si ritroveranno in lotta, il primo per liberarsi dallo sfruttamento del primo, il secondo per mantenere sotto il suo controllo l’altro. Sempre secondo Marx l’operaio non si poteva liberare dallo sfruttatore poiché non poteva produrre da sé, non avendo sotto il suo controllo le macchine, che invece possedeva il borghese.
E qui torna quello che ho detto nella sezione Vita e Pensiero: dato che l’uomo è il prodotto del proprio lavoro e si sviluppa grazie a questo nelle varie epoche storiche non potrà essere felice finche rimarrà sotto il dominio del borghese. Inoltre la differenza fra le varie epoche storiche è data dai rapporti fra le varie classi, i rapporti sociali di produzioni. Variano dalle società schiavistiche antiche (dove lo schiavo era un oggetto del padrone) alla società medievale (dove il lavoratore non schiavo deve comunque lavorare per il padrone per via dei suoi obblighi feudali). E infine la tanto odiata società capitalistica, dove il lavoratore è costretto per sopravvivere a lavorare per il capitalista a qualunque prezzo quest’ultimo desideri. Uno dei pensieri principali è la formula RISPARMI-INVESTIMENTO. Ma il buon Marx ci dà un’ennesima prova del “Dubito di tutto”: dopo aver fatto fuoco e fiamme contro la borghesia riconosce pure che essa ha liberato l’uomo dalla dipendenza dal più forte e ha dato un forte impulso alla ricchezza e alla circolazione-economia del mondo.

Alcuni pensieri non posso riassumerli. Invito a guardare: http://sollevazione.blogspot.it/2014/06/marx-il-capitalismo-e-le-sue-crisi-di.html

IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA

«Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi. [...] È ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso. »
Così comincia il Manifesto del Partito Comunista, commissionato dalla Lega dei Comunisti, opera leggermente meno famosa del Capitale.
Anche qui la storia è analizzata come la storia di classe ma viene vista tutta come un sistema per difendersi dalle accuse. Principalmente è un pretesto per parare attacchi e per sferrarne altri.
Spiega inoltre come avverrà la rivoluzione dei proletari: per primo i proletari si uniranno, poi attaccheranno la politica borghese, abbattendola insieme all’idea economica da essa introdotta. Quindi i proletari instaureranno una dittatura, che consegnerà allo Stato le macchine da lavoro dei borghesi, creando uno Stato proletario che condannerà la proprietà privata, tornando poi dei lavoratori: quindi la dittatura del proletariato è solo una fase di passaggio.

Questi sono gli obbiettivi della rivoluzione:
1 Espropriazione della proprietà fondiaria ed impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato.
2 Imposta fortemente progressiva.
3 Abolizione del diritto di successione.
4 Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli.
5 Accentramento del credito in mano dello Stato mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo.
6 Accentramento di tutti i mezzi di trasporto in mano allo Stato.
7 Moltiplicazione delle fabbriche nazionali, degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano collettivo.
8 Eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di esercizi industriali, specialmente per l'agricoltura.
9 Unificazione dell'esercizio dell'agricoltura e dell'industria, misure atte ad eliminare gradualmente l'antagonismo fra città e campagna.
10 Istruzione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Eliminazione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale. Combinazione  dell'istruzione con la produzione materiale e così via.
11 Inoltre il testo si chiude con un invito ad unirsi in una lotta comune, unico sistema per vincere contro il feroce nemico del proletariato, il   capitalista e sua moglie: l’economia capitalista.

giovedì 15 ottobre 2015

LETTERATURA: Ugo Foscolo

UGO FOSCOLO

Vita e opere (1)


Ugo Foscolo fu un poeta nato il 6 febbraio del 1778 in un' isola greca governata da Venezia: Zante. Il suo nome di battesimo era Niccolò, il quale cambiò con il passare del tempo in Niccolò Ugo e Ugo.


Sua madre era greca e si chiamava Diamantina Spàthis e suo padre che invece era veneziano si chiamava Andrea. Nel 1793 quando si trasferì a Venezia, Ugo si innamorò giovanissimo di Isabella Teotochi. Fu un appassionato sostenitore della peosia delle libertà dichiarate dalla Rivoluzione francese. Nel 1797 dopo la delusione dal trattato di Campoformio andò a Milano dove conobbe Giuseppe Parini e Vincezo Monti anch'essi poeti. Qui fu intensa l'attività sia politica che militare: infatti combattè contro gli Austro-Russi e nel 1800 partecipò alla difesa di Genova; poi dal 1804 al 1806 in Francia avrebbe dovuto partecipare all'invasione dell'Inghilterra progettata da Napoleone. Tutto ciò però non gli impedì un'intesa vita sentimentale, e infatti s'innamoro di: Teresa Pikler (moglie di V.Monti), Isabella Roncini, Antonietta Fagnani Arese, l'inglese Fanny Emerytt, Marzia Martinengo, Maddalena Bignami, Quirina Mocenni Magiotti. 'Brillante' si può dire che fu fin dalla giovinezza su i lavori che ebbe svolto di critico, euridito, pubblicista politico, poeta.


Ugo Foscolo morì il 10 settembre del 1827 all'età di 49 anni nella città di Turnham Green a Londra(Regno Unito).


Opere


  • Le ultime lettere di Jacopo Ortis – 1798; 1802 1816-17
  • Odi - 1802
  • A Bonaparte liberatore – 1797
  • All'amica risanata – 1802- 1803
  • Sonetti -1802
  • Alla sera – 1802
  • A Zacinto – 1802-03
  • La morte del fratello Giovanni – 1803
  • Dei sepolcri – 1807
  • le Grazie - 1812
B. E. - 4

Vita e opere (2)
Nacque da Andrea Foscolo e Diamantina Spàthis in un’isola greca governata da Venezia Zacinto {ora Zante [su cui scrisse anche un’opera (“A Zacinto”)]}. Visse la maggior parte della sua vita a Venezia dove conobbe altri scrittori e artisti, conobbe opere di scrittori, poeti più famosi di quell’epoca. Con l’arrivo di Napoleone si schierò dalla sua parte dalla parte, pensando come tutti che fosse un liberatore, ma quando Napoleone cedette Venezia all’Austria tramite il trattato di Campoformio, nel suo cuore ebbe un terremoto, e l’uomo che aveva sempre amato si trasformò in un traditore. Scappò a Milano e così cominciarono le sue pellegrinazioni, da Milano andò a Bologna, poi Firenze. Tornò a Venezia dove gli austriaci gli proposero di collaborare, in un primo momento gli disse di sì ma poi si pentì e scappò in Inghilterra dove viveva la figlia di una delle donne che aveva amato. Rimase lì fino a quando non morì nel 1827. Alcune delle sue opere più famose sono “De Sepolcri”, “Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis”, “La Sera” (sonetto), “A Zacinto” (sonetto), “In Morte il Fratello Giovanni”, ecc...

I TEMI DELLA POESIA FOSCOLIANA
Nelle sue opere scrive di esperienze personali ad esempio nel “Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis” che ha molto in comune con la sua vita. Anche nelle poesie parla molto di se e della sua vita. Canta il desiderio di una pace che per lui solo la morte potrà dargli, e confessa il timore che non potrà avere una tomba dove i suoi cari potranno piangere. Secondo lui solo una cosa poteva sconfiggere il tempo: il ricordo e la poesia che, cantando la gloria e le virtù degli uomini, li rende immortali. E che anche le loro tombe servono a mantenere viva la memoria dei grandi uomini e a trasmettere il loro esempio alle nuove generazioni.


B. L. - 1


OPERE DI FOSCOLO



Le ultime lettere di Jacopo Ortis
Le ultime lettere di Jacopo Ortis è un’opera giovanile di Ugo Foscolo.
Si tratta di un romanzo epistolare cioè un’insieme di lettere che il protagonista invia ad un’altro personaggio,che si chiamava Lorenzo Alderani, questo tipo di romanzo era comune nel ‘700; è anche un romanzo psicologico.
Foscolo ci ha anche inserito dei tratti di autobiografia, si possono notare dei momenti della sua vita come il trattato di Campoformio e i viaggi di città in città, il sottotitolo fu preso dalla Divina Commedia.
Ecco un piccolo riassunto della trama: Jacopo Ortis è un giovane dai pensieri liberali che dopo il trattato di Campoformio lascia Venezia e si rifugia sui Colli Euganei, lì conosce Teresa e se innamora subito, il padre di Teresa, il signor T. non è d’accordo, ma la madre di Teresa si.
Il sign. T. allora promette Teresa a un signore di nome Odoardo, allora Jacopo scappa per le città italiane fino al momento in cui gli viene detto che Teresa si è sposata con Odoardo, allora torna sui Colli Euganei dove si suicida, Foscolo con il suicidio di Jacopo Ortis vuole incitare ad unire l’Italia.
Il nome Jacopo deriva da Jean Jaques Rousseau, famoso autore di libri di psicologia, Ortis viene dal cognome di uno studente padovano che morì suicida.
Teresa invece deriva dall’amante di Jean Jaques Rousseau e Lorenzo Alterani da un amico di Ugo Foscolo.



I Sepolcri (Dei Sepolcri)
I sepolcri sono un carme, cioè una lunga poesia di origine romana, formata da 295 endecasillabi sciolti.
Fu scritta da Ugo Foscolo in forma epistolare per essere inviata a Ippolito Demonte, si tratta di un’opera didascalica cioè con lo scopo di insegnare qualcosa, nel nostro caso il culto delle tombe;era anche un’opera lirica cioè di alto livello.
Foscolo pensava che il culto dei morti era ciò che differenzia gli uomini dagli animali,inoltre usò sei episodi per giustificare l’argomento che voleva spiegare fra cui quello del pittore Parini che per trasferirne la tomba se ne persero le ossa.
Per passare da un argomento all’altro Foscolo usò il volo pindarico, da Pindaro un autore Romano,che consente un passaggio improvviso da un argomento all’altro.
Il motivo che spinse Foscolo a scriverlo fu l’editto di Saint Claude fatto da Napoleone Bonaparte e diceva che i cimiteri dovevano sorgere fuori dalle città e che le lapidi dovevano essere tutte uguali e le scritte dovevano essere approvate ed i nomi non dovevano contenere titoli nobiliari, invece Foscolo diceva che dopo la morte si viveva finché la gente continuava a ricordare il morto e la tomba doveva esaltare ciò che si aveva fatto in vita per poter ispirare altre persone.
Le motivazioni che spinsero Foscolo, oltre a quella antifrancese, furono:
Sentimentale
storica
patriottica
poetica
M. F. - 14


Le ultime lettere di Jacopo Ortis

Le ultime lettere di Jacopo Ortis è un romanzo epistolare che narra la storia di un uomo di nome Jacopo Ortis e tratta argomenti come giustizia, libertà, amore e patria.
La storia inizia con la vicenda di Napoleone: secondo Jacopo era il liberatore d'Italia, ma in realtà cede Venezia e il Veneto agli austriaci e Jacopo.
Costretto all'esilio, va in un paesello sui Colli Euganei dove per sfogarsi scrive delle lettere al suo amico Lorenzo. Qui conosce e si innamora di Teresa, ma lei è già stata promessa sposa dal padre ad un altro uomo ricco, di nome Odoardo. Amareggiato, lascia Teresa per andare prima a Milano, dove incontra Parini, e poi a Firenze per vedere i sepolcri a Santa Croce e la tomba di Dante Alighieri.
Successivamente torna in Veneto e ritrova Teresa, già sposata con Odoardo. Per Jacopo è il colpo di grazia: va a Venezia per rivedere un'ultima volta la madre e poi si suicida con un colpo di pugnale al cuore.
Il protagonista di questo romanzo è Jacopo che nell'arco di poco tempo vede svanire i suoi ideali di amore e patria, ovvero Teresa che si sposa e Napoleone che vende Venezia agli austriaci. Per Jacopo è meglio morire che soffrire in questa vita. Altri personaggi importanti: Lorenzo, il suo amico, al quale invia le lettere nelle quali narra le sue vicende; Teresa, divisa tra l'amore per Jacopo e obbedienza al padre; Parini, famoso poeta che influenza il lavoro delle stesso Foscolo.
Il romanzo è ambientato nel 1797 quando Napoleone con il trattato di Campoformio cede il Veneto all'Austria. I luoghi citati sono: Milano, Venezia, Colli Euganei, Valle di Roja e Firenze.
In questo romanzo vengono affrontate tre tematiche principali: una politica, amorosa e esistenziale. La prima affronta la vicenda di Napoleone che vende il Veneto all'Austria, ma anche gli ideali politici di Foscolo quando incontra Parini a Milano. La seconda è rappresentata da Teresa che non può amare Jacopo, dato che è già promessa sposa. La tematica amorosa è strettamente collegata a quella esistenziale in quanto Jacopo si suicida quando vede Teresa già sposata con Odoardo.


Fonte:

R. D. - 17; S. A. - 19

martedì 6 ottobre 2015

Giuseppe Mazzini e la Giovine Italia

Giuseppe Mazzini

Giuseppe Mazzini è stato un  politico italiano. E' nato il 22 giugno 1805 ed è morto a Pisa il 10 marzo 1872. Ha militato nella carboneria (1827-1830), e nel corso della sua vita è stato anche esule in Francia e in Svizzera.
Allontanatosi dall’ideologia carbonara, maturò il progetto della Giovane Italia, che parlava di una nazione unita e composta da cittadini liberi ed eguali.
Recatosi in Inghilterra nel 1837, ci visse per alcuni anni in solitudine, approfondendo il suo pensiero politico e la sua cultura letteraria.
Dopo due anni, tornò alla politica, dando vita alla cosiddetta Giovine Italia, il cui programma prevedeva una grande partecipazione popolare.
Rientrato in italia nel 1848, fu un capo della repubblica Romana. Si dedicò successivamente a tessere le fila di alcuni moti in varie parti d'Italia, che però non ebbero successo.
Costretto di nuovo ad espatriare, dal 1857 visse principalmente fra Lugano e Londra, finché nel 1870 organizzò una spedizione per liberare Roma. Fu però arrestato e rinchiuso nel Forte di Gaeta, da cui ne uscì amnistiato l’anno successivo.
D. A. - 8; F. G. - 9

LA GIOVINE ITALIA


A partire dal 1831, la Giovine Italia si diffuse rapidamente sia fra gli esuli che in Italia. Si formarono dei nuclei dell'associazione in tutta la penisola, dal Lombardo-Veneto al Granducato di Toscana fino al Regno delle Due Sicilie, ma l'obiettivo principale dell'azione mazziniana rimase il Regno di Sardegna dove la Giovine Italia riuscì a fare vasti proseliti, soprattutto nelle file dell'esercito.

Nell'aprile del 1833, però, l'azione cospirativa – che doveva allargarsi a tutti gli Stati italiani – fu scoperta e tutta la rete organizzativa dell'associazione venne distrutta. Nonostante ciò, nel febbraio del 1834, Mazzini progettò un nuovo tentativo insurrezionale imperniato, da un lato, su una spedizione di volontari che avrebbe dovuto penetrare in Savoia dalla Svizzera e, dall'altro, da un'insurrezione a Genova a cui avrebbe dovuto partecipare anche Garibaldi, in quel momento marinaio di terza classe della Regia Marina sarda. Anche in questo caso il tentativo insurrezionale ebbe un esito fallimentare e la serie di arresti che seguirono – Garibaldi, latitante, fu condannato a morte e riuscì a fuggire a Marsiglia – insieme alle critiche dei vecchi rivoluzionari come Buonarroti, segnarono il declino della Giovine Italia. Dopo la breve parentesi della Giovine Europa – fondata da Mazzini il 15 aprile del 1834 a Berna e che cessò le proprie azioni nel 1836 – l'esule genovese, rifugiatosi a Londra, alla fine del 1838 riprese l'antico progetto della Giovine Italia fondando alcune congreghe, la più importante delle quali si trovava a Parigi, e un giornale “l'Apostolato popolare”. L'azione politica mazziniana ispirò, pur senza curarne direttamente l'organizzazione, alcuni sfortunati tentativi insurrezionali, il più noto dei quali è, senza dubbio, quello organizzato, nell'estate del 1844, dai fratelli Attilio ed Emilio Bandiera che si concluse con l'ennesimo fallimento e la condanna a morte di ben otto protagonisti, tra cui i fratelli Bandiera. Nel 1848 Mazzini sciolse definitivamente la Giovine Italia e, il 5 marzo 1848, fondò l'Associazione Nazionale Italiana.

Il documento riprodotto è la prima formulazione del programma della Giovine Italia scritto da Giuseppe Mazzini, esule a Marsiglia, nel luglio del 1831. L'associazione è un'associazione tendente «ad uno scopo d'insurrezione» ma anche «essenzialmente educatrice» e si propone di costruire un'Italia unita, indipendente, sovrana e repubblicana.

Nel 1831 viene pubblicato il Manifesto della Giovine Italia che sottolinea la centralità dell'idea repubblicana e democratica, la polemica con l'alta gerarchia del clero, l'abolizione dell'aristocrazia, la promozione dell'istruzione pubblica e il riconoscimento dei diritti del cittadino e dell'uomo. Il documento riprodotto evidenzia, inoltre, sia la centralità della dimensione educativa che la “spiritualità” del pensiero di Mazzini secondo il quale ogni rivoluzione è prima di tutto un fatto spirituale

Il programma della Giovine Italia

L'istruzione generale per gli affiliati alla “Giovine Italia”, di cui si riportano i passi più significativi, contiene i punti essenziali del programma insurrezionale, in netta opposizione con i metodi delle precedenti società carbonare. Definiti la natura e il fine ultimo dell'associazione, Mazzini sottolinea, contro ogni possibile federalismo, il valore dell'unità politica del paese, raggiungibile soltanto con la formazione di una diffusa coscienza nazionale e con la guerra insurrezionale per bande.

La Giovine Italia è la fratellanza degli italiani credenti in una legge di Progresso e di Dovere; i quali convinti che l'Italia è chiamata ad essere Nazione, che il mal esito dei tentativi passati spetta, non alla debolezza, ma alla pessima direzione degli elementi rivoluzionari, consacrano, uniti in associazione, il pensiero e l'azione al grande intento di restituire l'Italia in Nazione di liberi ed eguali Una, Indipendente, Sovrana.



Link utili
GIURAMENTO GIOVINE ITALIA

lunedì 5 ottobre 2015

Letteratura: NEOCLASSICISMO

S.V. - 20; D.C.A - 6 ; L.A. - 13; R.D. - 18
NEOCLASSICISMO
Corrente letteraria riguardante tutti i tipi di arte. Il periodo in cui ebbe luogo fu tra la fine del diciottesimo secolo e gli inizi del diciannovesimo (rinnovo del classicismo [classico= classis]). Il neoclassicismo ebbe a suo ideale le opere greche, romane, egizie e cercando di ampliarne le opere e andando in cerca della perfezione, della logica, della simmetria e della sensazione del “bello”. Durante gli studi è stato evidenziato uno stretto legame con l’illuminismo e quindi un intreccio con il nascente romanticismo e dei mutamenti politici e sociali di fine secolo. Ha inaugurato le tendenze del recupero del passato che caratterizzano l’ottocento, in questo periodo fu scoperta Pompei da parte dell’archeologo tedesco J.J. Winckelmann. Uno dei più grandi autori italiani fu Carducci. Visse nel periodo dell’unificazione d’Italia, le sue opere erano opere patriottiche. Il neoclassicismo si divide in:
  • Neoclassicismo montiano (Monti)
Linguaggio: pomposo, celebrativo
  • Neoclassicismo foscoliano(Foscolo)
Linguaggio: attuale, sentimentale
Quest’ultime saranno le basi del romanticismo.
Alcuni libri neoclassici sono: le ruines de Gréce di J.-D. le Roy, Storia dell’Arte antica di J.J Winckelmann
Link AMORE E PSICHE: