La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande. (Hans Georg Gadamer)

lunedì 22 febbraio 2016

Alessandro Manzoni


Perché Manzoni è un classico?

Manzoni è un classico, perché è stato, in Italia, l’iniziatore del romanzo, ha contestato le verità fondamentali su cui si reggeva la società dell’ancien régime, ci offre esempi di sacrificio e di solidarietà e perché affronta temi e problemi attuali, sollecitando il lettore a giudicare fatti e personaggi e a prendere posizione, riconoscendo e combattendo l’ingiustizia.

La vita (1785 – 1873)

Alessandro nacque a Milano nel 1785 da Giulia Beccaria e Cesare. Tra il 1791 e il 1801 Manzoni frequentò diversi collegi e successivamente fu mandato a Venezia dal padre. Nel 1795 si trasferì a Parigi, su invito della madre, che lo introdusse nella cerchia degli idéologues. Da Parigi tornò spesso in Italia con la madre, e durante una di queste visite incontrò Enrichetta Blondel, che sposò e portò a Parigi assieme a lui, dove nacque Giulia. Tutti e quattro si convertirono alla fede cattolica nel 1810.

Nel 1813 Manzoni e la famiglia si trasferirono a Milano fino alla morte di Alessandro, che durante questo periodo si concentrò sulle opere che maggiormente lo hanno caratterizzato. L’artista morì nel 1783, in seguito a una caduta, e in suo onore Verdi fece eseguire a Milano la Messa da requiem composta da lui stesso.

Le opere

Le poesie giovanili

Queste poesie consistono in due poemetti:

·         Del trionfo della libertà (1801), testo imbevuto di ideologia giacobina e polemico contro il repressivo potere politico-religioso, diviso in quattro canti in terzine dantesche;

·         In morte di Carlo Imbonati (1806), poemetto di endecasillabi sciolti, il cui destinatario è celebrato come esempio di virtù solitaria.

Gli Inni sacri

L’obbiettivo di Manzoni nel scrivere gli Inni sacri era quello di legare il bello della poesia e la verità della preghiera, celebrando in versi le dodici principali festività del calendario liturgico. Questi Inni mettono al centro i grandi misteri della religione cattolica, nella dimensione corale della preghiera. Caratteristiche di derivazione biblica sono il ricorso al parallelismo e all’iterazione, le ampie similitudini, le interrogative retoriche, le opposizioni e le frasi imperative.

Le tragedie

Le ragioni che spinsero Manzoni a dedicarsi al teatro sono due:

1.    La riconosciuta supremazia del genere tragico;

2.    Il rinnovato interesse romantico per il teatro.

Il Conte di Carmagnola (1816 – 1820)

Questo romanzo è ispirato ad un fatto storico, che mette in scena le avventure di Francesco Carmagnola, al servizio del duca di Milano Filippo Maria Visconti. Ripudiando la figlia del duca, il conte di Carmagnola si allea con Venezia, e nella battaglia di Maclodio l’esercito da lui guidato sconfigge i milanesi. Liberando alcuni prigionieri, vengono suscitati verso lui dei pensieri di tradimento da parte di Venezia, che convince l’amico Marco a richiamarlo a Venezia per essere arrestato. Così Carmagnola viene processato per tradimento e condannato a morte.

Adelchi (1820 – 1821)

Anche questo romanzo si ispira ad una vicenda storica, cioè quella di Carlo Magno, che ripudia la figlia del re longobardo Desiderio, per conquistare il regno di Lombardia. La storia è più incentrata su Carlo Magno e la sua strategia per conquistare il regno di Desiderio, che su Ermangarda, cioè la figlia del re.

Le odi civili (1821)

Marzo 1821

La passione politica e civile si ritrova molte volte nell’opera di Manzoni, che scrisse Marzo 1821 prendendo spunto dagli ideali di libertà, unità e indipendenza e applicando le regole della guerra giusta.

Il cinque maggio

Quest’opera è stata scritta in onore alla morte di Napoleone, che morì proprio il 5 maggio 1821.

I promessi sposi

Per scrivere quest’opera, Manzoni ebbe a disposizione molti modelli stranieri,  come quelli di Voltaire, Denis Diderot, Ann Radcliff, Daniel Defoe e Walter Scott.

La composizione di quest’opera fu molto lunga: cominciò il 24 aprile 1821 e terminò nel 1842. I passaggi redazionali furono tre:

1.    Tra il 1821 e il 1823 venne composta la prima redazione, in quattro torni, a cui fu dato il nome di Renzo e Lucia;

2.    Nel 1824 fu pubblicato il primo torno, intitolato Gli sposi promessi, nel 1825 uscì il secondo torno, con il nuovo titolo di Promessi sposi e il terzo e ultimo torno fu stampato nel 1927;

3.    L’edizione definitiva fu pubblicata a dispense tra il 1840 e il 1842, accompagnata da numerose illustrazioni e seguita dalla Storia della colonna infame.

Molte persone continuarono a preferire l’edizione del 1827, così Manzoni dovette inventare una scusa per farla ritirare dal commercio e far considerare alla gente, quella del 1840, l’unica approvata dall’autore.

La trama

La trama del romanzo dell’edizione definitiva del 1840/42, è la seguente: Manzoni finge di aver trovato un manoscritto anonimo del XVII secolo con una storia interessante, così finge di riscriverla nel linguaggio moderno, perché lo stile era insopportabile. Questa dunque è l’introduzione.

Il racconto è ambientato nel 1628 in un paesino del lucchese, dove il matrimonio di Renzo e Lucia non viene celebrato a causa delle cattiverie di don Rodrigo, complice di don Abbondio. Il ricorso della legge da parte dell’avvocato Azzeccagarbugli, uomo di don Rodrigo, l’intervento di padre Cristoforo, paladino della povera gente, e il tentativo di obbligare don Rodrigo a cambiare idea non funzionarono. Lucia sfugge ad un tentativo di rapimento, e successivamente i due innamorati trovano rifugio nel convento di padre Cristoforo. Il frate manda Lucia e la madre Agnese a Monza, nel monastero di Gertrude e Renzo a Milano, dove sfugge all’arresto per il coinvolgimento in una sollevazione popolare e si rifugia presso suo cugino Bortolo, in territorio veneto. Nel mentre, don Rodrigo fa allontanare padre Cristoforo, e manda l’Innominato a rapire Lucia. Rinchiusa nel suo castello, Lucia promette alla Madonna di non fare l’amore con nessuno (voto di castità), in cambio della liberazione. Con la sua presenza, turba l’Innominato, che già da tempo in crisi di coscienza, decide di andare dal cardinale Federigo Borromeo: durante questo incontro, si compie la sua conversione. Così Lucia viene liberata e affidata a don Ferrante e donna Prassede, dai quali viene portata a Milano. Qui, guerra, peste e carestia devastano al città con i protagonisti al suo interno: padre Cristoforo, per assistere i malati; Renzo e Lucia, che incontrano la peste, ma poi ne guariscono; don Rodrigo, colpito dalla peste, è morente. Dopo aver pedonato il nemico, da prte di Renzo, e sciolto il voto di castità di Lucia da parte di padre Cristoforo, i due si possono finalmente sposare. Infine, Renzo e Lucia, dopo essersi trasferiti in un altro paese, avranno dei figli e vivranno serenamente, ricordandosi della vicenda che hanno vissuto e della sua morale: quando vengono i guai, “per colpa o senza colpa, la fiducia di Dio li raddolcisce e li rende utili per una vita migliore”.

Il problema della lingua

Manzoni voleva trovare una lingua che andasse bene a tutti. La ricerca della lingua manzoniana, quindi, si sviluppò in tre fasi, caratterizzate ciascuna da una lingua diversa:

1.    La lingua europeizzante del Fermo e Lucia, composta su milanese, francese, toscano e latino;

2.    La lingua toscano-milanese, dell’edizione del 1827, composta su un toscano eccessivamente teorico;

3.    La lingua parlata dai fiorentini colti dell’edizione del 1840.

La scelta finale fece diventare i Promessi sposi il primo esempio di unità linguistica nazionale.

Il sistema dei personaggi e la macchina narrativa

I personaggi principali sono otto: Renzo, Lucia, don Abbondio, padre Cristoforo, don Rodrigo, il cardinale Federigo Borromeo, l’Innominato e Gertrude.

Tutti i personaggi da relazioni fondate sulla bipartizione: quattro sono storici (padre Cristoforo, Federigo, l’Innominato, Gertrude) e quattro sono inventati (Renzo, don Rodrigo, don Abbondio, Lucia); quattro sono ecclesiastici (Federigo, don Abbondio, padre Cristoforo, Gertrude) e quattro sono laici (Renzo, don Rodrigo, l’Innominato, Lucia); quattro sono buoni (Renzo, Federigo, padre Cristoforo, Lucia) e quattro sono cattivi (don Rodrigo, don Abbondio, l’Innominato, Gertrude); ogni gruppo è formato da 3 uomini e 1 donna.

Gli elementi dinamici della vicenda sono:

·         La conversione dell’Innominato, che attribuisce movimento alla macchina narrativa, la quale nella conversione ha il suo centro propulsore;

·         Il perdono, che Renzo concede a don Rodrigo e che fa avviare la macchina narrativa verso la conclusione.

I punti di vista

Nei Promessi sposi si intravedono tre punti di vista:

1.    Quello del narratore onnisciente, che si trasforma in coautore, intervallandosi con un narratore che chiama invece dentro il lettore;

2.    Quello dell’anonimo seicentesco;

3.    Quello dei diversi personaggi.

La Storia della colonna infame (1823 – 1842)

Il lato oscuro dei Promessi sposi

Questa storia narra la vicenda di Guglielmo Piazza, processato e giustiziato come “untore”, che sembra un inquietante destino alternativo, il quale sarebbe potuto toccare a Renzo. Manzoni riteneva fondamentale che i lettori leggessero i Promessi Sposi e questo racconto uno in seguito all’altro.

Scritti storici, linguistici e teorici

Gli scritti storici, linguistici e teorici sono i seguenti:

·         La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859 (1861 – 1872);

·         Gli Scritti linguistici, dove emerge l’idea di Manzoni di una lingua nazionale, considerata identica al fiorentino parlato dalle persone colte;

·         Dell’invenzione (1850), un dialogo tra due persone, la cui tesi centrale è che quando lo scrittore inventa, non crea, ma trova idee che perdurano nella mente di Dio;

·         Del romanzo storico e, in genere, de’ componimenti misti di storia e d’invenzione (1850), un saggio che chiarisce l’essenza della storia e della letteratura.









La Seconda Rivoluzione Industriale

             
Dal 1870 l'Europa conobbe un periodo soprannominato come Seconda Rivoluzione Industriale. Nell'ultimo trentennio del 19'secolo viene definito come eta dell'acciaio, perché si scopri questo nuovo metallo molto più duttile (cioè che si adatta ad ogni situazione o circostanza) e più malleabile del ferro e cosi diede un enorme sviluppo alle industrie siderurgiche. Fu proprio grazie alla produzione con un enorme successo perché si vendeva a basso costo e cosi apri una nuova fase nella rivoluzione industriale, mentre l'Inghilterra e la Francia erano state all'avanguardia della prima ma le grandi protagoniste della seconda sono state la Germania e gli Stati Uniti. Le ragioni per il successo erano perché avevano cominciato ad utilizzare nuove tecniche: le industrie tedesche usavano tecnologie più moderne mentre quelle inglesi un po' meno moderne. Inoltre in Germania le industrie siderurgiche erano di dimensioni molto più grandi. La rivoluzione era anche favorita dai nuovi prodotti chimici che fornirono nuovi prodotti come: alluminio, sostanze, coloranti artificiali. Grazie alle nuove conoscienze nate dallo studio dei nuovi esperimenti chimici consentirono ben presto la produzione di una serie infinita di prodotti sintetici come la celluloide, bachelite, cellofan e non dimenticarsi dell'aspirina e di altri prodotti medicinali. In base all'energia la Seconda Rivoluzione Industriale aveva l'elettricità. Essa trasformò la fabbrica, mettendo a nostro favore energia a basso costo e lasciando la libertà di scegliere dove collocare i nostri macchinari a differenza dei macchinari a vapore che avevano bisogno dei loro motori vicino. Nel continuo sviluppo industriale comportò la meccanizzazione, essa consiste nell'utilizzo delle macchine per fabbricare i prodotti senza uso degli operai. Sostituire gli operai con le macchine era un grande risparmio sulla manodopera e un grande aumento della produzione. Il passo successivo era l'adeguamento degli operai nel lavoro a ritmo delle macchine, per migliorare l'efficienza dei lavoratori e degli impianti. (Cioè ogni operaio si specializzava in una parte del lavoro) La meccanizzazione diede l'avvio alla produzione in serie grazie anche alla catena di montaggio, non più un abito su misure , ma un abito preconfezionato in taglie specifiche, non più scarpe fatte a mano ma fatte con i macchinari con misure fisse. E cosi via per tutti gli oggetti e cosi diminuiva il costo. La tendenza all'ingrandimento delle aziende divenne un fenomeno sempre più diffuso. Diventarono sempre più richiesti gli investimenti per espandere le aziende e per restare sempre con le tecnologie più moderne comportavano a finanziamenti e cosi le banche diventarono sempre più importanti. Gli istituti di credito in molti casi finivano per assumere il controllo delle imprese stesse.
Un altro fenomeno degli ultimi decenni dell'ottocento fu quello della concentrazione delle imprese: i piccoli e i medi industriali non erano in grado di sostenere i cambiamenti tecnologici e dall'aumento di produzione. I fallimenti di piccole imprese e la loro acquisizione da altre imprese maggiori ridusse il numero di piccole imprese e ne furono diventate parte di grandi compagnie. Alcune di loro assunsero una dimensione multinazionale, dal momento che erano presenti in più nazioni e perfino in continenti diversi.
B. M - 2